Il data backup è un processo così vitale per la sicurezza aziendale che gli è stato dedicato perfino un giorno commemorativo: il 31 marzo di ogni anno, infatti, si tiene il World Backup Day. Eppure, ancora troppo spesso la procedura di data backup viene considerata di secondaria importanza da parte delle aziende. I numeri, infatti, parlano chiaro: nel mondo, il 99% delle organizzazioni non effettua backup quotidiani, mentre il 60% dei backup effettuati sono incompleti e nel 50% dei casi il ripristino non va a buon fine.
Se è innegabile la necessità di adottare un processo costante di data backup, altrettanto importante è la qualità con cui questa procedura dev’essere eseguita per evitare di non rientrare né in quel 60%, né in quel 50%. Cosa occorre fare, dunque, per creare un data backup davvero efficace e che cementifichi i dati da memorizzare? Ecco la checklist di suggerimenti che ogni CIO dovrebbe considerare per una strategia di data backup di successo.
1. Scegliere la strategia
Sono tantissime le strategie che si potrebbero adottare in materia di data backup: tra queste, differenziale, incrementale, schema first-in-first-out (FIFO), torre di Hanoi a tre, quattro o cinque, sono le più diffuse. Ognuna di queste è da considerarsi valida: quello che si deve considerare, al momento della scelta della strada da intraprendere, è la specificità della propria azienda. Fatto questo, scelta la tipologia di piano da seguire, è essenziale rispettare la strategia nel modo più rigoroso. Scelta la strategia, sulla base delle proprie valutazioni, vi si deve rimanere aderenti e fedeli.
La destinazione del backup è importante quanto il backup stesso e non andrebbe limitata a una sola soluzione. Memoria esterna USB, nastro, Cloud: anche in questo caso, scelte e combinazioni variano in base alle necessità, ma si tratta di considerazioni da fare a priori e senza modifiche in corso d’opera, a meno che queste non vengano pianificate per tempo.
Etichettare i supporti di backup - nel caso questi siano removibili e intercambiabili - è un passaggio obbligatorio, da fare con rigore e disciplina. Innanzitutto, è necessario scegliere una nomenclatura accurata, e poi elaborare le opportune descrizioni su contenuti e frequenze di utilizzo, oltre che eventuali note su errori o danni riportati.
Per essere certi dell’efficacia del processo, il data backup andrebbe collaudato ad appuntamenti fissi: si consiglia un vero e proprio test sul ripristino in modo da valutare non solo la qualità del data backup, ma anche la sua integrità e le tempistiche, un aspetto che si tende sempre a sottostimare. Perché, quando viene davvero il momento di ripristinare un sistema, quel che manca purtroppo è proprio il tempo.
La qualità di un data backup passa soprattutto per la qualità delle sorgenti di quel che è oggetto di archiviazione. Occorre, quindi, avere sempre la piena comprensione di tutto ciò che viene gestito dal sistema di data backup: tutto quello che, in buona sostanza, si troverà o meno in fase di ripristino. La soluzione di effettuare il data backup di tutto il sistema è certo consigliabile e percorribile, ma dietro un concetto all’apparenza così semplice si celano, in realtà, scelte tecniche precise e da pianificare con cura.
Un data backup non si improvvisa: si pianifica, si studia, si sviluppa. Si tratta di un’attività che richiede un enorme investimento in termini di tempo e competenze, al punto che è preferibile, per buona parte delle aziende, affidarsi a società specializzate che sappiano offrire le competenze e le risorse necessarie. Una scelta che può portare a un risparmio notevole, anche nel breve periodo.