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Oltre il carbonio: ridefinire l’impatto

Scritto da Quanture S.p.A. | 6 novembre 2025

E se la decarbonizzazione non bastasse più?

È una domanda provocatoria, ma oggi necessaria. Negli ultimi anni, la maggior parte delle strategie ESG - soprattutto nei settori produttivi ed energivori - si è concentrata sulla riduzione delle emissioni di gas serra: misurare la CO₂, fissare obiettivi di riduzione, comunicare il “net-zero”. Ora però, mentre molte imprese si preparano a chiudere i bilanci di sostenibilità del 2025 e ad avviare la rendicontazione del 2026, il dibattito si sta spostando oltre il carbonio.


Il 2025 segna infatti un punto di svolta per il mercato: la sostenibilità non è più letta solo come questione di emissioni, ma come un processo più ampio di trasformazione dei modelli di business, capace di integrare natura, persone e governance in una visione unitaria.
 

 

Lo confermano anche le principali analisi internazionali. Secondo la S&P Global  tra i “Top 10 Sustainability Trends 2025” figurano non solo «carbon markets» ed «energy transition», ma con pari rilievo i temi «nature» (biodiversità) e «just transition». Parallelamente, i rapporti del IPBES sottolineano che la crisi della biodiversità, le disuguaglianze sociali e la fragilità delle catene del valore costituiscono rischi sistemici che non possono più essere ignorati.  

 

“Andare oltre il carbonio” significa un cambio di paradigma: non semplicemente aggiungere un nuovo KPI “verde” alla reportistica, ma ridefinire i modelli di business in termini di natura, persone, valore condiviso.  

 

In questo articolo esploreremo tre dimensioni fondamentali: E (Environment – biodiversità), S (Social – giustizia sociale e just transition) e G (Governance – catene del valore trasparenti e resilienti). 

 

Biodiversità come capitale naturale  

Nel panorama della sostenibilità, la visione della nature-positive economy comincia a farsi strada: ovvero un’economia che non solo minimizza il danno alla natura, ma la rigenera, la considera come capitale naturale da valorizzare e proteggere. Ad esempio, il quadro globale delineato dalla Kunming‑Montreal Global Biodiversity Framework - un accordo internazionale adottato alla COP15 (Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica) nel dicembre 2022, finalizzato a tutelare e ripristinare la biodiversità a livello globale entro il 2030 e raggiungere la “vivere in armonia con la natura” entro il 2050  - rappresenta un punto di svolta per la governance della natura.

 

Al contempo, standard come la Task Force on Nature‑related Financial Disclosures (TNFD) - un'iniziativa globale nata per aiutare le imprese e le istituzioni finanziarie a comprendere, valutare e rendicontare i rischi, le dipendenze, gli impatti e le opportunità legati alla natura e alla biodiversità nei loro processi decisionali finanziari - iniziano a richiedere dalle imprese la rendicontazione degli impatti e delle dipendenze rispetto alla natura. 

 

I dati lo confermano: secondo l’IPBES, un’azione immediata sulla biodiversità potrebbe generare fino a 10 trilioni USD di opportunità di business e supportare 395 milioni di posti di lavoro entro il 2030.  

 

Implicazioni per il settore IT  

Come Quanture, sappiamo bene che infrastrutture e reti digitali sono realtà fortemente energivore - e con l’arrivo dell’Intelligenza Artificiale lo saranno sempre di più. Per questo, nel nostro approccio alla sostenibilità, parliamo di responsabilità digitale prima ancora che di decarbonizzazione. Il digitale, spesso percepito come “leggero” dal punto di vista ambientale, nasconde infatti un impatto significativo legato al consumo di energia, all’uso di materiali rari e alla pressione sulle risorse naturali. 
 
Nel nostro white paper “Ready for IT Future 2025” viene richiamato il tema dell’“Energy-Efficient Computing”: ridurre non solo le emissioni dirette, ma migliorare l’efficienza delle risorse, progettare per la circolarità. In quest’ottica, incorporare la biodiversità significa porsi l’obiettivo di ridurre l’impatto sulla natura attraverso scelte infrastrutturali consapevoli (ad esempio, ottimizzazione dell’hardware, utilizzo di fornitori che adottano pratiche forestali o recuperi materiali) e di creare servizi che contribuiscano anche a rigenerare ecosistemi. 

 

Il capitale umano come leva 

La transizione verso un’economia sostenibile non riguarda solo l’ambiente: riguarda anche le persone. Il concetto di «just transition» – transizione giusta – pone al centro l’equità socio-economica: nessuno deve rimanere indietro mentre il mondo cambia. Le linee guida della International Labour Organization (ILO) sulla transizione giusta, gli studi dell’Organisation for Economic Co‑operation and Development (OECD) sull’inclusione di crescita e le analisi del Pilastro Sociale del Green Deal europeo, offrono coordinate chiare. Essere un’azienda sostenibile non vuol dire solo ridurre l’impatto ambientale, ma anche creare impatto sociale: offrire formazione, generare lavoro, promuovere la parità di genere e contribuire alla rigenerazione dei territori. 

 

Un esempio concreto di questa visione è CommunityConnect, il programma che Quanture ha sviluppato con gli attori del territorio e per gli attori del territorio. Il progetto nasce per dare nuova vita a dispositivi elettronici dismessi, unendo economia circolare e inclusione sociale: la rigenerazione avviene infatti in collaborazione con una onlus che coinvolge ragazzi con disabilità, mentre i computer e i notebook recuperati vengono donati dai Comuni a enti, scuole e associazioni che ne hanno più bisogno. 


Implicazioni per il settore IT
  

Nel settore IT, ciò significa ad esempio: programmi di up-skilling per i dipendenti e i partner, leadership diffusa e inclusiva, modelli di lavoro che ampliano la partecipazione (es. smart-working, flessibilità, diversità). In Quanture abbiamo attivato un welfare organizzato con linee guida sullo smart-working e flessibilità, e stiamo introducendo un conto welfare a plafond da utilizzare tramite un portale dedicato: segni concreti di un approccio che considera il benessere delle persone come parte integrante della strategia ESG. 

Catene del valore trasparenti e resilienti 

Il terzo pilastro - Governance - è spesso il più trascurato, ma anche il più critico: senza cultura aziendale forte, trasparenza e integrazione della sostenibilità nei processi decisionali, anche i migliori propositi rischiano di rimanere lettera morta. Le recenti evoluzioni normative lo confermano: ad esempio la direttiva europea Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CS3D) richiede alle imprese di introdurre una due diligence ambientale e sociale nella catena del valore. Allo stesso tempo, la S&P Global e altre analisi segnalano che le supply-chain sostenibili sono diventate tema centrale nel 2025.  

Implicazioni per il settore IT  

Per le aziende tech che operano nel mondo dei servizi gestiti, delle infrastrutture e dell’AI, la gestione della catena del valore significa:

  • selezionare vendor, partner e fornitori “best in class” in termini ESG;

  • integrare valutazioni ambientali e sociali nei processi di acquisto;

  • monitorare non solo le emissioni dirette ma anche quelle indirette (Scope 3);

  • costruire resilienza operativa a fronte di rischi ambientali, sociali e regolamentari.

     

Non si tratta solo di adottare un Codice Etico o un sistema di whistle-blowing (che sono fondamentali), ma di far evolvere la culture of integrity: una cultura aziendale in cui la trasparenza, l’integrità e la responsabilità diventano parte del DNA.  

 

Tecnologia consapevole, valore condiviso 

La sostenibilità non è più solo “meno carbonio”. È una sfida strategica che oggi abbraccia tre dimensioni inseparabili: rigenerare la natura, garantire giustizia sociale nella transizione e costruire catene del valore trasparenti e resilienti. 

 

Per le imprese, questo significa scegliere partner capaci di coniugare innovazione e responsabilità. In un contesto in cui infrastrutture, dati e intelligenza artificiale incidono sempre più sui consumi energetici e sulle scelte di governance, affidarsi a un partner IT che integra criteri ESG nei propri servizi non è solo una scelta etica, ma un investimento in efficienza, conformità normativa e reputazione. 

 

Un partner come Quanture aiuta le aziende a rendere sostenibile la propria trasformazione digitale, con soluzioni che riducono l’impatto ambientale, promuovono la cultura della sicurezza e sostengono pratiche inclusive lungo la catena del valore. 
Innovazione e sostenibilità non viaggiano su binari paralleli: sono parti di un’unica traiettoria che porta le imprese verso un futuro più competitivo, responsabile e umano. 

 

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