Cloud o non cloud? Questo è il problema. Sono sempre di più le aziende che operano on-premise e che si trovano nella condizione di dover dare una risposta a questa domanda. E sono tali e tanti i vantaggi del cloud che solitamente la decisione propende per “spostare” l’IT nella nuvola, in toto o anche solo in parte. Ma questo non vuol dire che anche on premise non si possano avere opportunità simili a quelle offerte dal cloud.
In primo luogo, non avere l’onere di acquistare e gestire l’infrastruttura IT consente risparmi in tempi, personale e costi. Questi ultimi, per altro, accettando di aderire a un’offerta di servizi cloud si tramutano da spese in contro capitale in spese operative.
Secondariamente, il service provider rende disponibile una potenza di calcolo che va ben oltre le normali esigenze. Per cui, in caso di necessità o crescita del business, si può facilmente scalare, pagando sempre e solo per l’uso effettivo e le risorse impiegate.
Analogamente, siccome nel cloud tutto è già configurato si ha un provisioning istantaneo. Infatti, qualsiasi nuovo software che viene integrato in un sistema è pronto all’uso e quindi sarà direttamente disponibile agli utenti una volta che l’azienda avrà attivato l’abbonamento. Vengono perciò eliminati sia il tempo necessario all’installazione sia quello che richiederebbe la configurazione.
Arduo resistere ad argomenti come gestione dei costi in base al consumo effettivo, ottima scalabilità, più efficienza e agilità: i vantaggi del cloud sono davvero molti e importanti. Però, può capitare che determinate applicazioni legacy o altamente personalizzate non possano essere trasportate sul cloud.
Un discorso analogo vale per la gestione di certi dati: problemi di conformità con le normative e di sicurezza possono impedire di spostarli sul cloud, oppure i legami complessi tra applicazioni che usano tali dati obbligano a utilizzarle solo on premise.
Un’indagine IDC ha rivelato che i dati e le applicazioni gestiti on-premise sono legati per la maggior parte (70%) ad applicazioni come ERP o CRM, ovvero applicazioni che contribuiscono alla gestione dell’impresa. Queste informazioni, per motivi di data gravity, latenza, dipendenza dalle applicazioni e conformità normativa, devono risiedere nei data center e nelle location e non possono migrare sul cloud.
In alcuni casi, nonostante gli importanti benefici economici e tecnologici, è l’ammontare delle spese da affrontare che sconsiglia di intraprendere “l’avventura” cloud.
Sembrerebbe quindi che chi deve operare on premise sia penalizzato. È però solo un’impressione perché c’è la possibilità di avere on-premise gli stessi vantaggi del cloud.
Molti dei vantaggi del cloud possono, infatti, essere ottenuti anche da chi opera on-premise. Questo grazie alla possibilità di passare dall’on-premise “puro” a un modello di consumo on-demand come HPE GreenLake.
Ciò significa che le aziende hanno l’opportunità di lavorare con un partner che fornisce loro un’infrastruttura e servizi on-premise sufficienti a soddisfare tutte le loro esigenze, pagando però solo per le risorse che utilizzano.
In uno scenario di questo tipo le aziende “affittano” dal partner un’infrastruttura IT su cui far girare le proprie app che è sovradimensionata rispetto alle attuali esigenze, ma comunque commisurata all’eventuale necessità di incrementare la potenza di calcolo.
In questo modo, si assicurano sia una scalabilità immediata e non vincolata a ordini, consegne e installazione di nuovo hardware, sia un pagamento pay-per-use, dove il costo è unicamente quello delle risorse effettivamente usate. Viene così proposto un modello economico praticamente identico a quello tipico del cloud che sposta i costi dalle spese in conto capitale a quelle operative e le aziende hanno un migliore allineamento tra i cicli di business e la spesa per le infrastrutture.
Un modello di consumo on-premise può rendere anche disponibili funzionalità di misurazione e governance che consentono di monitorare e regolare l’utilizzo, per garantire che le iniziative rimangano sempre all’interno del budget e della conformità.
Secondo un rapporto Forrester, le aziende che scelgono di passare a un modello cloud on-premise possono beneficiare di un risparmio del 30% di Capex grazie all’eliminazione della necessità di overprovisioning, di una diminuzione del 90% dei costi di supporto e dei servizi professionali e di una riduzione del 65% dei tempi di implementazione dei progetti IT.
Da ultimo, ma non meno importante, cloud on-premise non è solo sinonimo di hardware e software ma anche di servizi. Infatti, esattamente come accade nelle proposte di cloud pubblico, anche on-premise il service provider rende disponibili servizi di manutenzione, aggiornamento, monitoraggio e sicurezza, che esentano l’azienda da ogni attività inerente la manutenzione e il controllo dell’infrastruttura.