Industry 4.0 (ora anche 5.0), transizione al digitale e cloud computing sono sicuramente tra i principali temi che hanno contribuito a focalizzare di nuovo l’attenzione sui data center. E l’ampia e repentina diffusione del lavoro da remoto ha ulteriormente incrementato l’interesse. Come conseguenza, diverse aziende stanno pensando di progettare un nuovo data center o di modernizzare quello che già possiedono. Ma su cosa puntare per avere la certezza di realizzare un investimento lungimirante?
La parola d’ordine degli ultimi anni è stata resilienza, un termine che spesso è stato usato come sinonimo di agilità, flessibilità e resistenza. Tre parole che descrivono in modo efficace le caratteristiche tipiche del cloud. Ed è proprio al cloud che molte aziende hanno fatto ricorso nell’ultimo decennio per riattrezzarsi in modo da massimizzare la propria resilienza, anche in momenti particolarmente complessi come il 2020, e potenziare la propria agilità e scalabilità.
Tuttavia, in molti casi l’on premise non può essere abbandonato, vuoi per applicazioni che non possono migrare sul cloud o per dati che devono essere gestiti solo in locale. In queste situazioni, chi si trova a progettare un nuovo data center o a modernizzarne uno esistente, per fronteggiare la necessità di infrastrutture più grandi, più veloci e pronte a scalare deve sicuramente tener conto della possibilità di realizzare soluzioni ibride, in cui possano coesistere on premise e on cloud, come HPE GreenLake. Solo in questo modo si possono raggiungere quei livelli di flessibilità e adeguamento alle nuove esigenze che impone l’economia attuale.
Esistono diverse tipologie di data center, dalle grandi strutture degli hypervisor cloud a quelle più piccole a supporto di esigenze specifiche. Non solo, anche i componenti di un data center possono variare in base alle esigenze e alle dimensioni dell'infrastruttura. Gli elementi cardine del data center “base” sono 5:
Progettare un data center aziendale richiede competenze dedicate, una pianificazione attenta e una comprensione approfondita delle esigenze operative. È un percorso impegnativo e richiede investimenti importanti e, proprio per questo, l’outsourcing è sempre una buona carta da giocare.
Qualora si decida di realizzare da zero un data center a supporto delle proprie attività aziendali, occorre intraprendere un percorso adeguato, avendo cura di approfondire ognuna della 6 fasi di cui è composto con professionisti esperti.
Secondo le previsioni di Forrester, entro il 2025 il 55% dei dati di tutto il mondo sarà generato da dispositivi IoT (Internet of Things). Mano a mano che le aziende adotteranno dispositivi intelligenti sul loro perimetro, sarà sempre più urgente l’esigenza di affidabilità, velocità e connettività. Sono aspetti che devono sicuramente rivestire un ruolo di rilievo nel progettare un data center. Bisognerà infatti prevedere di poter operare là dove si trovano i dati e non solo più nella sede centrale.
Quest’ultimo aspetto è ulteriormente rafforzato dalla progressiva affermazione della tecnologia 5G, già oggi in pieno divenire. Nascono infatti nuove alleanze e investimenti in reti aziendali, mobili e cablate, e si sta sviluppando un’ampia gamma di data center edge, piccoli e grandi. Le reti e le interconnessioni software-defined intelligenti e automatizzate diventano importanti quanto l'infrastruttura fisica. La disponibilità, la sostenibilità e l'efficienza energetica sono cruciali nel soddisfare i requisiti di potenza dei data center edge. L’obiettivo deve essere consentire dovunque l'accesso in tempo reale a prodotti, servizi e informazioni.
Si è detto dell’importanza dell’automazione per i data center edge. Qui è stata la recente pandemia ad accelerare la necessità di rendere i sistemi meno dipendenti dall'intervento umano. Infatti, la necessità degli operatori dei data center di dare la priorità alla salute dei loro team operativi ha visto la moltiplicazione delle situazioni in cui la manutenzione avveniva senza contatto, da remoto.
Uptime Institute ha sottolineato che il risultato della remotizzazione di molte attività sarebbe stata la nascita di "data center più intelligenti". Va da sé quindi che un ruolo importante nella loro gestione lo sta avendo l’intelligenza artificiale, una chiara indicazione per chi oggi deve progettare un data center.
Non solo. Chi deve progettare un nuovo data center ha anche la possibilità di prevedere di avere on premise un’infrastruttura che non necessita di aggiornamento e manutenzione. Infatti, queste attività possono essere demandate a partner esterni che se ne occupano fornendo un servizio completamente gestito, consentendo così di liberare del tempo al team IT aziendale da dedicare ad attività a valore e ridurre i costi e le competenze necessari.
Per anni, gli operatori IT hanno potuto rivendicare progressi ambientali basati su piccoli passi (spesso incrementali e relativamente poco costosi) oppure ottenuti tramite l’adozione di nuove tecnologie che, in qualche modo, avrebbero potuto “autoalimentarsi”. Ma i controlli sono diventati più esigenti: regolatori e clienti si aspettano che gli operatori dell'infrastruttura digitale forniscano prove sempre più concrete e dettagliate delle riduzioni del consumo di carbon fossile, dei risparmi idrici e dei significativi risparmi energetici. Il tutto, ovviamente, mantenendo, se non addirittura migliorando, la resilienza.
Quindi, progettare un data center oggi significa anche porre particolare attenzione a tutti gli aspetti legati alla sostenibilità e alle nuove soluzioni. Google e Switch stanno tracciando la strada utilizzando grandi batterie agli ioni di litio da usare come accumulatori di energia per alimentare i loro data center e far fronte alla carenza di “alimentazione” che si può per esempio avere nel fotovoltaico quando i pannelli non sono illuminati dal sole. La strada è segnata.
Il consumo energetico di un data center è un aspetto critico da considerare durante la progettazione e la gestione dell'infrastruttura, nonché per la scelta di un provider infrastrutturale.
A tal proposito, è molto complesso fornire dati attendibili sui consumi di un data center, date le moltissime variabili in gioco. Quello che è certo è che i data center consumano circa il 2% di tutta l’energia elettrica mondiale (come riporta il CNCF) e, complice la digitalizzazione sempre più diffusa e centrale in ogni ambito economico (e personale), arriveranno al 12% nel 2040.
Secondo Vertiv, inoltre, il consumo energetico medio di un data center hyperscale è nell’ordine dei 20-50 MW all’anno, corrispondente a poco meno di 40 mila abitazioni. Per quanto concerne i consumi idrici, si stima che i data center utilizzino oltre un miliardo di litri di acqua al giorno a livello globale.