IT compliance: le verifiche più urgenti per essere in regola

Il panorama normativo che interessa l’ecosistema tech – dai dati all’intelligenza artificiale, fino alla sicurezza e all’accessibilità dei sistemi IT – è in fermento. Negli ultimi anni, il legislatore nazionale, ma soprattutto quello comunitario, hanno avviato un processo ambizioso di definizione e armonizzazione delle regole che disciplinano il mondo digitale, un processo che non si limita a dettare obblighi e vincoli, ma che punta anche a tracciare una direzione di sviluppo coerente in tema di privacy, responsabilità, inclusività e resilienza.

La spinta normativa non riguarda più la sola difesa dei dati o la prevenzione degli attacchi informatici, ma abbraccia ambiti chiave del business come l’uso responsabile dell’AI, la continuità operativa dei servizi critici e la fruibilità dei prodotti digitali. Usiamo dunque l’espressione IT compliance perché in tutti questi ambiti il comparto tecnologico aziendale è il destinatario per eccellenza degli interventi normativi e deve garantirne la conformità, pena sanzioni importanti e serie ricadute reputazionali.

 

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Fonte: MIT

 

Da NIS 2 all’Accessibility Act: da dove partire con l’IT compliance

Negli ultimi mesi, il quadro regolatorio europeo ha visto l’entrata in vigore (o il recepimento negli ordinamenti interni) di una serie di normative che, per portata e ambiti di intervento, stanno ridefinendo le priorità in ambito IT.

Non tutte le normative hanno la stessa urgenza o il medesimo impatto, ma alcune richiedono di avviare da subito un percorso strutturato di IT compliance poiché prevedono obblighi chiari, tempi di adeguamento definiti e sanzioni significative. Le descriviamo sinteticamente:

 

Norma

Cos’è

Aziende soggette

Entrata in vigore

NIS 2

Direttiva sulla cybersecurity che rafforza gli obblighi in materia di gestione dei rischi, incident response, business continuity e supply chain IT.

 

Organizzazioni medio-grandi in settori essenziali e importanti (energia, trasporti, sanità, digitale…).

Ottobre 2024

Data Act

Regolamento che disciplina l’accesso, l’uso e la condivisione dei dati generati da prodotti connessi e servizi digitali, anche in logica B2B.

Tutte le aziende che progettano, forniscono o utilizzano prodotti/servizi digitali connessi.

12 settembre 2025

AI Act

Prima normativa al mondo che regolamenta l’uso dell’intelligenza artificiale in base a livelli di rischio, imponendo requisiti per gli usi ad alto impatto.

Aziende che sviluppano, distribuiscono o utilizzano sistemi di AI all’interno dell’UE.

A scaglioni, dal 2 febbraio 2025

Cyber Resilience Act

Regolamento che introduce requisiti di sicurezza per l’intero ciclo di vita dei prodotti digitali connessi, inclusi aggiornamenti e responsabilità del produttore.

Produttori e distributori di prodotti software e hardware con elementi digitali.

Dicembre 2024, ma i principali obblighi scatteranno nel 2027

Accessibility Act

Normativa che impone requisiti di accessibilità per prodotti e servizi digitali, al fine di garantirne la fruibilità da parte di persone con disabilità.

Aziende che offrono e sviluppano servizi digitali destinati al pubblico (e-commerce, banking, telco…).

28 giugno 2025

Verso la conformità, tra IT, legal e sicurezza

Attivare un processo di IT compliance è essenziale e, ovviamente, deve rispettare delle deadline molto precise: ogni normativa segue delle logiche e delle tempistiche differenti, richiede adempimenti specifici e coinvolge figure e professionalità diverse. Ad esempio, nel caso della direttiva NIS2, l’obbligo di adeguamento è scattato formalmente nell’ottobre 2024, ma il recepimento in Italia (così come negli altri Stati) ha determinato una roadmap che proseguirà, con diverse tappe intermedie, fino a ottobre 2026. In ogni caso, è necessario un allineamento progressivo su vari fronti: organizzativo, tecnico, documentale.

A livello di azioni, non possiamo quindi suggerire una checklist universale, ma è fondamentale seguire – in occasione di ogni adeguamento normativo “maggiore” – un processo strutturato, ripetibile e supportato da un team multidisciplinare che comprenda sempre competenze IT e legali, con l’aggiunta di discipline specialistiche come la security per NIS2 o il design/UX per Accessibility Act. Di seguito, i passaggi chiave di questo percorso.

 

I 4 step per avviare un percorso di IT Compliance

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1. Applicability assessment

Il primo nodo da sciogliere è capire se e in che misura l’azienda è soggetta a una specifica normativa. Il passaggio può sembrare banale, ma nella realtà risulta tutt’altro che semplice.

Prendiamo il caso di NIS2: la normativa distingue tra entità essenziali e importanti, introduce soglie dimensionali e coinvolge anche, sia pur indirettamente, i fornitori delle aziende classificate, in quanto impone obblighi specifici in materia di sicurezza della supply chain. Per stabilire l’applicabilità servono quindi verifiche puntuali su assetti societari, settore operativo, dimensioni aziendali, relazioni contrattuali.

Il supporto di un partner legale è fondamentale in questa fase per evitare interpretazioni errate o lacune che potrebbero comportare sanzioni, ritardi o investimenti fuori scala. Allo stesso tempo, l’IT deve fornire una mappa dettagliata delle attività digitali aziendali, dei servizi critici e delle interdipendenze infrastrutturali.

Un approccio efficace prevede strumenti strutturati per l’autovalutazione, checklist normative basate sulle singole direttive o regolamenti (es. NIS2, Data Act, AI Act), raccolta di evidenze documentali e workshop interni con i referenti IT, legal, risk, operations. Tutto ciò permette di definire un perimetro chiaro e condiviso su cui impostare la successiva fase di Gap Analysis, evitando sia sovrastime sia sottovalutazioni degli obblighi normativi.

 

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2. Gap analysis

Una volta chiarita l’applicabilità, è necessario procedere con un’analisi delle lacune rispetto ai requisiti della normativa. Si tratta di una fotografia approfondita dello stato attuale della governance, dei processi, delle policy di sicurezza e delle architetture IT, confrontata con gli standard richiesti.

In questa fase, il dialogo tra giuristi esperti e professionisti IT è determinante per tradurre correttamente gli obblighi legali in requisiti tecnici. Una gap analysis ben condotta permette non solo di identificare i punti critici, ma anche di valutarne l’urgenza e il livello di complessità di adeguamento.

Una gap analysis efficace si fonda su metodi e strumenti strutturati, tra cui:

  • audit di conformità IT, con focus su sicurezza, continuità, gestione identità, supply chain;
  • business impact analysis (BIA), per individuare i servizi core e stimare i potenziali impatti di mancata conformità;
  • metriche di esposizione e benchmark settoriali, che consentono di valutare il rischio relativo rispetto al proprio mercato o a framework di riferimento.

Una gap analysis ben condotta consente non solo di identificare i punti critici, ma anche di attribuire loro un grado di priorità e di complessità tecnica e organizzativa, ponendo così le basi per una pianificazione sostenibile dell’intervento.

 

3. Compliance Action Plan

Il risultato della gap analysis è la base su cui costruire un vero e proprio piano di azione per la compliance, strutturato in attività operative, responsabilità definite e scadenze compatibili con i requisiti normativi. Questo piano deve essere compatibile con le tempistiche fissate dal legislatore, ma anche sostenibile per l’organizzazione in termini di effort, risorse e impatto sui processi.

Un piano efficace include:

  • Obiettivi di conformità suddivisi in fasi progressive

  • Attività prioritarie correlate al livello di rischio o urgenza

  • Una chiara definizione di ruoli, ownership e interdipendenze

  • Meccanismi di controllo e reporting periodico

 

4. Remediation tecnologiche e di processo

L’ultima fase, ma non per importanza, è quella dell’implementazione delle misure correttive individuate. Qui entra in gioco in modo più deciso la divisione IT o il partner tecnologico, che deve concretamente adeguare infrastrutture, sistemi, controlli di sicurezza, workflow e policy.

Parliamo, ad esempio, di aggiornare sistemi di monitoraggio, rafforzare l’autenticazione e il controllo degli accessi, strutturare piani di continuità operativa, automatizzare la gestione dei log o introdurre pratiche DevSecOps nei cicli di sviluppo del software.

In alcuni casi, possono rendersi necessari anche interventi organizzativi o documentali, come la redazione di nuove policy, l’adeguamento dei processi di procurement IT, o la formazione di figure chiave sui nuovi obblighi introdotti dalla normativa.

L’intera fase di remediation deve essere gestita in modo coordinato, con una visione d’insieme che garantisca allineamento tra scelte tecniche, compliance legale e continuità operativa. Solo così il percorso verso la conformità può generare benefici strutturali e duraturi per l’organizzazione, riducendo i rischi e rafforzando la resilienza digitale.

 

Perché avviare ora un percorso di IT compliance

Avviare un percorso di IT compliance non significa solo prevenire sanzioni o rispondere formalmente agli obblighi normativi: è un'opportunità concreta mettere l’IT nelle condizioni di giocare un ruolo proattivo nella crescita dell’azienda, abilitando un’evoluzione dei processi, delle infrastrutture e della cultura aziendale.

Con il supporto di un partner in grado di unire visione regolatoria, competenze tecnologiche e capacità progettuale, l’adeguamento normativo può trasformarsi in un percorso strutturato di miglioramento, con benefici trasversali su più livelli:

  • Riduzione del rischio sanzionatorio

    L’allineamento ai requisiti normativi riduce in modo significativo il rischio di incorrere in sanzioni economiche o interdittive. Ma soprattutto, consente di evitare misure correttive imposte ex-post, spesso più onerose e invasive.

  • Maggiore solidità nei rapporti di fornitura

    Essere compliant significa anche poter dimostrare affidabilità lungo la supply chain digitale. Sempre più contratti – soprattutto nei settori regolati o ad alta esposizione – richiedono garanzie specifiche in termini di sicurezza, continuità, accountability e gestione del rischio. Un IT conforme diventa un vantaggio competitivo nelle relazioni B2B.

  • Accelerazione dell’innovazione tecnologica

    L’adeguamento normativo può diventare il punto di partenza per modernizzare l’infrastruttura, rivedere architetture, introdurre automazione e nuove pratiche di sviluppo sicuro. Con il giusto supporto, la compliance non blocca il cambiamento: lo rende più solido e scalabile.

  • Reputazione rafforzata sul mercato

    La conformità è anche un segnale di serietà, trasparenza e affidabilità verso clienti, partner, investitori. In un contesto in cui le aspettative su sicurezza, etica digitale e tutela dei diritti (es. accessibilità, privacy, uso responsabile dell’AI) sono in crescita, un’organizzazione conforme è più credibile e attrattiva.

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